Audizione Arianne Ginevra Dubois, privata ;)

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AriRedrum_
view post Posted on 30/8/2012, 22:15




Sono pronta. dissi mentalmente a quella ragazza che vedevo nello specchio.
I bagni erano sempre stato il mio grande rifugio fin da quando avevo iniziato a frequentare la scuola pubblica. Molto strano per una principessa, vero?
Mi sciacquai il volto e decisi che era l'ora di sistemarmi il trucco. Dovevo essere perfetta.
Cosa sapevo di Baker? Nulla. Forse l'avrei incontrato per i corridoi, o forse l'avrei ritrovato proprio al Glee club. A lui piaceva la musica? Sapeva cantare? Era davvero lì, sotto il mio stesso tetto?
Il panico stava salendo, provavo una sensazione di vuoto nello stomaco.
Non bastava già dover far l'audizione, anche lui doveva venirmi in mente ora! brontolai con me stessa. Non potevo reggere tanta tensione, dovevo disfarmene subito.
Finii di mettere il mascara e uscii dal bagno. Con passo determinato, raggiunsi l'aula canto.
Appoggiai la mano sulla maniglia, e lì esitai un attimo. Poteva essere ovunque. Poteva essere lì. Come doveva essere il nostro incontro, dopo quattro anni che non ci vedevamo? Speravo che non mi riconoscesse, perlomeno. Non avevo granché voglia di fare i conti con lui, se si ricordava di essere stato il mio primo amore. Il mio grande, attuale amore. Avrei saputo dissimulare? Sapevo che queste domande avrebbero presto trovato risposta. Era questione di minuti, o di giorni. Ma avrebbero trovato risposta.
Aprii la porta. Per fortuna il professore era proprio di fronte a me. Non volevo rivolgere lo sguardo ai miei compagni.
"Oh, Arianne." mi chiamò l'insegnante. "Sei riuscita a non perderti, vedo. Beh... Prego, prego, entra."
Avanzai cautamente, come se mi stessi dirigendo tra le fauci di un mostro. Il mostro Baker. Ma ero nel suo antro?
Andiamo sfigata, non ti mangia mica! La vocina di mia sorella mi risuonò nella testa. Così presi tutto il mio coraggio, e giunsi in mezzo alla stanza, al fianco del professore.
"Prego, presentati."
Feci un cenno di conferma, e mi girai timorosa verso i ragazzi. Fissai una ragazza dai capelli castani, e decisi di non guardare altrove. Il coraggio non era una mia virtù.
"Ciao a tutti, sono Arianne." mi presentai "Mi sono appena trasferita qui da Manhattan e, dato che amo molto cantare e mi ritengo piuttosto brava, vorrei far parte di questo Glee club."
La ragazza mi rivolse un sorriso di incoraggiamento. Probabilmente vedeva nei miei occhi il terrore, ma ovviamente non poteva capirne il motivo. Cantare era solo parte di quello...
La musica attaccò, e mi sentii subito più leggera. Avevo scelto un pezzo difficile, ma mi ero allenata così tanto che sapevo di potercela fare. Le note dell'introduzione toccavano il mio cuore, e io mi misi a cantare.

I let it fall, my heart,
And as it fell you rose to claim it
It was dark and I was over
Until you kissed my lips and you saved me

My hands, they were strong
But my knees were far too weak,
To stand in your arms
Without falling to your feet

But there's a side to you
That I never knew, never knew.
All the things you'd say
They were never true, never true,
And the games you play
You would always win, always win.

But I set fire to the rain,
Watched it pour as I touched your face,
Well, it burned while I cried
'Cause I heard it screaming out your name, your name!

When I lay with you
I could stay there
Close my eyes
Feel you here forever
You and me together
Nothing is better

'Cause there's a side to you
That I never knew, never knew,
All the things you'd say,
They were never true, never true,
And the games you play
You would always win, always win.

But I set fire to the rain,
Watched it pour as I touched your face,
Well, it burned while I cried
'Cause I heard it screaming out your name, your name!

I set fire to the rain
And I threw us into the flames
When we fell, something died
'Cause I knew that that was the last time, the last time!

Sometimes I wake up by the door,
That heart you caught must be waiting for you
Even now when we're already over
I can't help myself from looking for you.

I set fire...



Tutto ad'un tratto, la porta si aprì. Rimasi spiazzata, a bocca aperta. A meno che non si trattasse del preside, avrei ucciso chiunque avesse osato interrompere la mia meravigliosa audizione. A pensarci bene, che fosse il preside non aveva alcuna importanza: sarebbe morto comunque.
Ma quella che sentii non era la voce del preside.
"Scusate il ritardo, ma..."

Edited by AriRedrum_ - 20/9/2012, 18:26
 
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MichealBaker
view post Posted on 31/8/2012, 10:54




Quanto rompiscatole sono, le madri? Stavo ancora dormendo beatamente, quando la sua voce mi giunse alle orecchie.
"Micheal, maledizione! Riuscirai, una volta o l'altra, ad alzarti in orario? Muoviti, devi andare a scuola!"
Scuola? Che fastidiosa parola. Il giorno precedente non era stato dei migliori: avevo incontrato quella seccatura di Amber, mi ero messo a dormire sulla pancia di un ciccione senza neanche rendermene conto, poi avevo visto una ragazza bellissima (avevo tutta l'intenzione di scoprire chi fosse), ero arrivato in aula canto puntuale, avevo sostenuto un'audizione magnifica nonostante mi fossi scordato di preparare il brano da presentare. E adesso me ne stavo a poltrire sul mio comodissimo lettone... Fino a quando mia madre non mi aveva svegliato. Decisi che sì, tanto valeva andare a scuola. Guardai l'ora: le otto e mezza. Beh, se mi fossi sbrigato, forse sarei arrivato a scuola in tempo per il pranzo. Durante il pomeriggio si sarebbero tenute le prove del Glee. E poi magari avrei potuto scoprire qualcosa su quella buffa testolina rossa, o dormire. O entrambe: sarebbe stato il massimo.
Giunsi a scuola quando la campanella suonava la fine del pranzo. Poco male, avevo fatto colazione poco prima, e cantare a stomaco troppo pieno mi riusciva male. Però il menù del giorno includeva patatine fritte e hamburger... Decisi che una capatina in mensa ci poteva stare.
Quando uscii da lì, mi resi conto di essere in ritardo. Dieci minuti, nulla di che, ma ero in ritardo. Schuester non sarebbe stato molto contento. Camminai quasi velocemente verso l'aula canto, e aprii la porta.
"Scusate il ritardo, ma mi sono preso a letto ed è già tanto che sia riuscito ad arrivare per il pomeriggio..." I ragazzi del Glee si misero a ridere.
"Oh Dio, scusa! Ti ho interrotto mentre cantavi! Mi dispiace mi dispiace e mi dispiace!" esclamai in direzione di quella ragazza che mi fissava, a bocca aperta, paralizzata.
Sbalordito, spalancai occhi e bocca. Era lei! La stessa ragazza che avevo visto per i corridoi!
Altro che Micheal, dovevano chiamarmi Fortunato.
"Prego, Micheal." disse l'insegnante. "Vai pure a sederti, invece di rimanere lì, sull'uscio, come uno stoccafisso."
Mi accomodai accanto a Rachel Berry, senza mai distogliere lo sguardo dalla ragazza, che ora era arrossita come un peperone. Com'era carina...
E avevamo addirittura una passione in comune! Decisamente, avevano sbagliato a darmi il nome.
"Professore?" lo chiamai. Lui si voltò verso di me.
"Vorrei farmi perdonare da questa ragazza, e credo che il modo migliore sia farle rifare la sua audizione... In un duetto, con me magari."
Guardai la ragazza, sembrava in fin di morte. Paralizzata, ogni secondo il suo colorito si accendeva di più.
"Certo, per me è una buona idea." Anche i miei compagni sembravano apprezzare la mia idea.
La musica iniziò, ma la ragazza stava muta. Maledizione, non poteva non conoscere la canzone, era famosissima. Ma capii che era troppo sconvolta. Sconvolta da cosa? Avevo qualcosa di strano? Puzzavo? No, nulla di ciò. Era perché avevo interrotto la sua audizione? Era una reazione troppo esagerata!
I ragazzi della band riprenderono l'intro e capii che dovevo cominciare a cantare io... E sperare che si riprendesse.

Take my hand, take a breath
Pull me close and take one step
Keep your eyes locked on mine,
And let the music be your guide.


Won't you promise me (now won't you promise me, that you'll never forget)
We'll keep dancing (to keep dancing) wherever we go next


Oh beh, perlomeno aveva iniziato a cantare. Quant'era bella la sua voce.

It's like catching lightning the chances of finding someone like you
It's one in a million, the chances of feeling the way we do
And with every step together, we just keep on getting better

So can I have this dance (can I have this dance)
Can I have this dance

Take my hand, I'll take the lead
And every turn will be safe with me
Don't be afraid, afraid to fall
You know I'll catch you threw it all


And you can't keep us apart (even a thousand miles, can't keep us apart)
'Cause my heart is (cause my heart is) wherever you are

It's like catching lightning the chances of finding someone like you
It's one in a million, the chances of feeling the way we do
And with every step together, we just keep on getting better

So can I have this dance (can I have this dance)
Can I have this dance

Oh no mountains too high enough, oceans too wide
'Cause together or not, our dance won't stop
Let it rain, let it pour
What we have is worth fighting for
You know I believe, that we were meant to be


It's like catching lightning the chances of finding someone like you (someone like you)
It's one in a million, the chances of feeling the way we do (we do)
And with every step together, we just keep on getting better
So can I have this dance (can I have this dance)
Can I have this dance

Can I have this dance
Can I have this dance



Terminata la canzone, le feci un inchino.
"Splendida." sussurrai, e lei arrossì. Di nuovo. Che effetto avevo?
Oppure era un pezzo di hamburger tra i denti. Sperai proprio che non si trattasse di questa seconda opzione.
I ragazzi si misero ad applaudirci clamorosamente, e lei sorrise.
"Ottimo. Sei dentro!" le disse il professore.
"Grazie, professor Schuester." disse piano lei.
Guardò Rachel, si scambiarono un'occhiata che non compresi, e poi lei andò a sedersi nell'angolo, di fianco a Santana. Mi sedetti a mia volta, affatto vicino a lei ma comunque in modo da poterla guardare. Non presi nemmeno sonno, da quanto ero preso da lei. Chi diamine era? Le avrei parlato appena conclusa la lezione.
Dopo tempo interminabile, in cui io la fissavo e lei arrossiva vistosamente, per poi girarsi un secondo e rigirarsi subito imbarazzatissima, la campanella decise di suonare.
Finalmente.

Edited by AriRedrum_ - 18/9/2012, 20:13
 
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AriRedrum_
view post Posted on 31/8/2012, 15:40




Non era possibile. Quanti studenti ci potevano essere in quella scuola? Mille? Ottocento? Perché proprio quell'uno doveva essere lì, di fronte a me, ad interrompere la mia audizione proprio al punto migliore?
Micheal Baker. Di fronte a me. Il mio cervello era completamente andato, aprivo e chiudevo la bocca meccanicamente, cercando di non balbettare, non fare figuracce. Cercando di riprendere il controllo del mio cuore, che martellava all'impazzata. Micheal Baker. Sempre lo stesso, ma al contempo ancora più bello di prima, se possibile. Durante quegli anni in cui non l'avevo visto si era trasformato in un vero uomo. I lineamenti si erano induriti, i capelli erano un po' più lunghi, e nonostante il taglio fosse lo stesso erano così spettinati che sembravano completamente diversi. Era alto probabilmente un metro e novanta, o poco meno. Venti centimetri più di me. Alle medie mi arrivava alla fronte. I suoi occhi verdi, come quel verde dell'amazzonia che non è ancora arsa, erano attraenti come sempre. Pensai di svenire: era bellissimo. Io invece ero un pomodoro, sentivo il calore emesso dalle mie guance. Speriamo non mi sciolga il trucco.
Rimasi completamente immobile per non so quanto tempo. Dopo un po' smisi di boccheggiare, fortunatamente. Osservavo la mia rovina da spettatrice, senza poter fare nulla.
Non che mi aspettassi di incontrarlo proprio in aula canto, ma sapevo che prima o poi sarebbe successo. Credevo di poter reggere, ma non ero affatto pronta. Il momento mostrava il mio tormento.
Fu nel momento in cui sentii la parola duetto che mi riscossi. Ti prego, Gesù santo, prendimi con te.La musica attaccò, e lui mi guardava. Anzi, mi fissava. Conoscevo quella canzone, era vecchia ma sempre bella. Ma soprattutto, era una canzone d'amore. Come potevamo cantare una canzone d'amore, insieme, io e lui? Probabilmente il suo obbiettivo era prendermi in giro, rovinarmi la vita sociale di nuovo. Non potevo cantare con lui. La band raddoppiò l'introduzione, vedendo che non iniziavo. Già, dovevo essere io la prima. Ma non ce la facevo. Volevo solo fuggire... Iniziò lui.
La sua voce era estremamente rilassante. Era molto bravo, e ancora più bello. Mi rivolse uno sguardo di incoraggiamento. Perché stava facendo tutto questo? Presi un po' di coraggio: se volevo stare accanto a lui dovevo entrare nel Glee, e non cantando non avrei mai potuto farlo. Mi cimentai nelle seconde voci, e appena la voce uscì dalla mia bocca non dovetti più preoccuparmi di nulla. Le nostre voci si accordavano magnificamente. Eravamo fatti l'uno per l'altro... Certo, magari.
Continuando a cantare crebbe la consapevolezza della mia bravura, che tutto ad un tratto era andata in frantumi. Ora stavo così bene, avrei potuto cantare con lui per ore ed ore. Era fantastico, semplicemente fantastico.
Le mie gote smisero di ardere, e ritrovai la mia solita tranquillità.
Quando terminò la canzone, i ragazzi del Glee e l'insegnante applaudire entusiasti, mentre lui si avvicinò a me e mi sussurrò nell'orecchio.
"Splendida."
Nuovamente arrossii, e non risposi.
Perché, Cristo Iddio, perché? Sembro una sfigata!
"Ottimo. Sei dentro!" mi disse il professor Schuester.
Ringraziai, sollevata. Ero dentro, avrei potuto scoprire qualcosa su di lui. Se si ricordava di me, ad esempio.
Questo dubbio mi era sorto cantando, e osservandolo. Sembrava stupito quanto me che fossi lì, ma allo stesso tempo sembrava non sapere che ero la stessa ragazzina che sembrava ossessionata da lui ai tempi delle medie. E forse lo era.
Dirigendomi a sedere guardai la ragazza dai capelli castani che avevo fissato per la prima parte dell'esibizione. Lei mi rivolse uno sguardo misto di invidia e comprensione. Mi sedetti di fianco a due ragazze vestite da cheerleader, una bionda ed una mora. Lui si accomodò dall'altra parte, il più distante possibile da me. Per sfiga e per fortuna.
Passò tutta la lezione a guardarmi. Non potei non accorgermene. Anzi, credo che se ne fossero accorti tutti. Nei suoi occhi c'era un misto di ammirazione e stupore che non riuscivo ad interpretare bene. In un futuro prossimo avrei dovuto indagare, forse trovare la mia amica delle medie, Amber, e chiedere a lei. Forse non si ricordava nulla di me, forse non mi aveva nemmeno riconosciuta. In tal caso un semplice appello avrebbe smentito le cose, però. Diamine, ero nel panico assoluto.
Quando non sentivo più il suo sguardo addosso mi giravo, ma lui era sempre lì, fisso. Era impressionante.
Poi suonò la campanella.
Disinvolta, presi le mie cose e decisi di darmi alla fuga.

Scusa, non ho fatto altro che dare la mia versione della scena che hai fatto tu. Ma capiscimi, la mia personaggia in questa situazione è completamente andata ^^
 
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MichealBaker
view post Posted on 31/8/2012, 18:47




Devo assolutamente parlarle, pensai mentre quel suono acuto mi perforava i timpani: era peggio della mamma quando veniva a svegliarmi.
Lei prese le sue cose e frettolosamente si diresse verso la porta, quando il professor Schuester la fermò, probabilmente per complimentarsi.
"Ehi." le dissi appena si congedarono.
Lei si voltò a guardarmi, e nei suoi occhi lessi il puro terrore. Quel giorno dovevo avere davvero qualcosa di strano.
"Ciao, io sono Micheal... Volevo farti i complimenti, canti davvero divinamente. E' stato un piacere cantare con te, nonostante... Beh, non so nemmeno che cosa ti sia preso, ma non importa. Come ti chiami?"
Che scemo! pensai subito. Le chiedevo il nome... Avrei potuto saperlo da chiunque altro fosse arrivato in aula in orario, o lo avrei saputo da me se non fossi passato per la mensa a rimpinzarmi. Inoltre, avrebbe potuto chiamarsi Genoveffa e sarebbe stata meravigliosa lo stesso.
Che ti prende, Mich? E' solo una ragazza!
... E cos'era questa, la mia coscienza? Per essere solo una ragazza, era incredibile. Bellissima, bravissima, e mi aveva tenuto sveglio per quasi un'ora. E poi, in quel momento in cui avevamo cantato insieme mi era parso di conoscerla da sempre.
Anzi, a guardarla bene dovevo averla già vista da qualche parte. Ma dove? Non riuscivo proprio a ricordare...
Forse...

"Ehi Jo, chi è quella lì?"
"Quale, la principessa?"
"La principessa?"
"Sì, quella lì che va sempre in giro da sola, capelli rossi, occhiali, un po' cicciotta..."
"Boh, non so nemmeno chi sia."
"Come no? Ma dai! Passa metà della tua vita a guardarti, l'altra metà a pensare a te!"
"Non stai mica parlando di Julia?"
"Ma va'! Julia è figa, quella lì è una sfigata!"
"Ma sei sicuro che non sia solo un frutto della tua immaginazione? Io non l'ho mai vista prima d'ora..."
"Dormi troppo Mich!"
"Lo so, dormire fa bene. Comunque, come si chiama?"
"Scherzi?! Ti interessa quella sfigata?"
"No, mi interessa solo come si chiama..."
"Si chiama Arianne, credo... Ma dai Mich, lascia stare. Non è per te."
"Arianne... Boh, non credo che ci siamo mai parlati."
"Ma se muore ogni volta che sei anche solo ad un metro da lei!"
"Io penso che tu ti faccia troppe canne, Jo. Da quando le principesse si innamorano dei paggi?"
Jo alzò le spalle.
"Beh, comunque, andiamo. Chissenefrega."



Era davvero lei? La principessa Arianne? O era solo la mia mente che mi giocava brutti scherzi?

Tranquilla, era proprio ciò che volevo :)


Edited by AriRedrum_ - 3/9/2012, 17:43
 
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AriRedrum_
view post Posted on 3/9/2012, 17:17




"Scusami, ti dispiacerebbe fermarti un attimo a parlare?"
Era il professor Schuester ad interrompere la mia corsa verso la libertà, verso l'anonimato.
Micheal e Amber erano gli unici in quella scuola, per quanto ne sapessi, ad essere a conoscenza del mio maledetto titolo. Se si fosse saputo in giro, non avrei più saputo come comportarmi. Essere una principessa era così terribilmente scomodo.
Micheal e Amber erano gli unici in quella scuola, per quanto ne sapessi, ad essere a conoscenza della mia più che leggera infatuazione. Avrei preferito sparire piuttosto che essere riconosciuta da lui.
E il professor Schuester me lo stava fottutamente impedendo.
"Certo, professor Schuester." risposi cortesemente. "Mi dica pure."
"Sai," cominciò "sono rimasto davvero impressionato. Voglio dire, il modo in cui hai cantato quella canzone di Adele... Mi hai fatto venire davvero la pelle d'oca, sei stata emozionante."
"Grazie, professor Schuester" dissi sinceramente "Come saprà, quello che mi ha fatto è il più bel complimento che si possa fare ad una cantante. Diciamo che quella canzone mi ha ispirato particolarmente, la sentivo così mia da non poter farne a meno... Inoltre adoro, letteralmente, la voce di Adele. La trovo semplicemente sensazionale."
"Già, già." acconsentì lui. "Ma non si tratta solo di questo. Anche quando sei stata interrotta e in seguito ti sei ritrovata a duettare con Micheal... Oltre a sembrare due professionisti, avevate un'affinità che finora non ho visto in nessun'altra persona. Siete così affiatati, non è la prima volta che cantavate insieme, vero?"
"In realtà sì, professore. Non ho mai visto quel ragazzo prima d'oggi, quando ha fatto irruzione in aula."
Non era esattamente vero, ma al professore cosa poteva importare?
"Ah, davvero?" domandò sorpreso. "Eppure c'era un certo feeling, tra di voi... Beh, non importa, sarà stato solo una mia impressione, non è nulla di che. Ti ho trattenuta fin troppo, cara. Ti auguro una buona giornata!"
"Grazie mille, le auguro altrettanto professore!"
Mi congedò e tirai un sospiro di sollievo.
"Ehi."
Una voce giunse subito alle mie orecchie, affilata come una lama. La più tagliente delle lame.
Mi voltai, e lui mi sorrise. Il panico salì ancora di più. Perché mai avrebbe dovuto sorridermi, se non perché sapeva che mi avrebbe uccisa, un'altra volta, da un momento all'altro?
"Ciao, io sono Micheal... Volevo farti i complimenti, canti davvero divinamente. E' stato un piacere cantare con te, nonostante... Beh, non so nemmeno che cosa ti sia preso, ma non importa. Come ti chiami?"
Come mi chiamavo? Come mi chiamavo? Mi stava davvero chiedendo il mio nome? Davvero non si ricordava chi fossi?
Ero salva? O era solo una prova? Mi stava mettendo alla prova? Per poi sfottermi ancora di più? Maledizione, troppi pensieri!
"Ginevra." gli risposi. "Mi chiamo Ginevra."
 
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MichealBaker
view post Posted on 3/9/2012, 22:23




Davvero, si trattava solo della mia mente. Quella ragazza che mi stava di fronte era bellissima, ma non una principessa. Aveva detto di chiamarsi Ginevra, e anche risalendo ai miei ricordi più remoti non avevo mai conosciuto nessuno con quel nome. Doveva essere stata la mia immaginazione a farmi credere di conoscerla, evidentemente.
"Ginevra? Che bel nome!" le dissi.
"Posso farti una domanda?" attesi la sua conferma. "Ci siamo per caso già incontrati, anche solo per sbaglio, da qualche parte? Ho l'impressione di conoscerti, ma mi hai appena confermato che non sei chi credevo fossi...
Il centro commerciale, qualche bar? Ho davvero l'impressione di averti già vista, ma non ricordo dove."
Mi rispose negativamente.
Andiamo, non è possibile! Devo averla già conosciuta!
"Non è che hai per caso qualche sorella gemella?" tentai un ultimo disperato tentativo, ma lei mi rispose nuovamente di no.
Uff.
"Beh, non importa." le sorrisi. Avremmo fatto conoscenza adesso. "Piacere di averti incontrata, Ginevra. Posso offrirti qualcosa? Qui a due passi c'è un bel locale per gli studenti, il Bel Grissino, lo conosci? Ci sono stato ieri, l'atmosfera è molto piacevole." La guardai negli occhi. Erano stupendi, tanto azzurri quanto attraenti.
Non credevo fosse possibile perdersi negli occhi di qualcuno nello stesso modo in cui ci si perde a guardare le onde dell'oceano che si increspano e poi si abbattono sugli scogli. E il colore era così simile. Fantastico.
Lei non era come quelle ragazzette stupide che avevo sempre frequentato, era completamente diversa. Come potevo dirlo? Era la prima volta che le parlavo! Eppure, in cuor mio, sentivo che era così. Fu un attimo prima che lei aprisse la bocca, ma fu interminabile.
I suoi occhi, e l'oceano, e la sensazione di un dolce affondare, le onde che cullano impetuose.
Le sue gote, rosse, rosso fuoco, rosso tramonto. Così tenere, come quelle di una bimba che riceve un complimento.
E poi la sua voce tranquilla, calda... Squillante, acuta, terribilmente rumorosa? Quella che giungeva alle mie orecchie non era affatto la sua voce!
"Ciao Micheal, ciao Ar..."

Scusa se mi sono permesso di dare risposte al posto tuo, ma erano così scontate che interrompere il post per ognuna di esse mi sembrava troppo, e poi sarebbe venuto microscopico.
 
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AriRedrum_
view post Posted on 4/9/2012, 10:06




"Ginevra? Che bel nome! Posso farti una domanda?"
"Uh, grazie." Ginevra, un bel nome? Ma si drogava pesantemente? "Certo, certo. Dimmi pure!"
"Ci siamo per caso già incontrati, anche solo per sbaglio, da qualche parte? Ho l'impressione di conoscerti, ma mi hai appena confermato che non sei chi credevo fossi... Il centro commerciale, qualche bar? Ho davvero l'impressione di averti già vista, ma non ricordo dove."
Eccolo, accidenti. Si ricordava di me, se ne ricordava eccome. Per fortuna che avevo avuto la geniale idea di presentarmi con il secondo nome!
"No, non mi sembra." gli dissi semplicemente. Quella conversazione, che a pensarci bene era la nostra prima, si stava dirigendo verso un limite inaccettabile.
"Non è che hai per caso qualche sorella gemella?" mi domandò ancora, con un accenno di disperazione nella voce.
"No, fidati! Non ci siamo mai incontrati!"
Negare, negare fino all'ultimo. Ma solo bugie necessarie alla mia sopravvivenza.
"Beh, non importa." concluse, sorridendomi.
Non importava? Sì, che importava! Ci stavamo congedando così? Lui avrebbe dovuto... Oh, non so nemmeno io cosa volevo. Che mi riconoscesse e trovasse qualcosa di buono in me? I suoi occhi mi dicevano che l'aveva già fatto. Che se ne andasse e mi lasciasse vivere in pace nell'anonimato? Non potevo sopportare la sua lontananza.
E poi, come si dice, le bugie hanno le gambe corte. Tutti al Glee conoscevano il mio nome, e sebbene lui non sospettasse niente, quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno mi chiamasse, anche solo per caso?
"Piacere di averti incontrata, Ginevra. Posso offrirti qualcosa? Qui a due passi c'è un bel locale per gli studenti, il Bel Grissino, lo conosci? Ci sono stato ieri, l'atmosfera è molto piacevole."
Pause, Rewind, Play.
"Piacere di averti incontrata, Ginevra. Posso offrirti qualcosa? Qui a due passi c'è un bel locale per gli studenti, il Bel Grissino, lo conosci? Ci sono stato ieri, l'atmosfera è molto piacevole."
Mi stava davvero chiedendo di uscire? Micheal Baker stava chiedendo di uscire a me, Arianne Dubois?
Ah no. Tecnicamente lo stava chiedendo a Ginevra, maledizione. Si può essere gelosi di sé stessi? Perché io, in quel momento, lo ero.
Se avesse saputo chi ero, si sarebbe comportato nello stesso modo? Oppure lo sapeva fin dal principio, e mi prendeva solo in giro? Queste domande vagavano all'infinito nella mia testolina bacata, e non riuscivo a dar loro risposta.
E poi, dovevo accettare il suo invito, o denigrarlo? Cosa potevo fare? Non di certo mettermi a balbettare come una sfigata! A parte il fatto che ero una sfigata, a questo punto dovevo ammetterlo.
Stavo per aprire la bocca, quando una vocina isterica, il cui suono abitualmente mi tranquillizzava, mi fece battere il cuore a mille.
"Ciao Micheal, ciao Ar..."
E fuggire.

No problem ^^
 
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MichealBaker
view post Posted on 4/9/2012, 13:41




"Amber!" esclamai spaventato. Guardai Ginevra, ma lei non c'era più. Stava fuggendo.
Scacciai in malo modo la ragazza, e mi misi a richiamare la mia interlocutrice.
"Ginevra? Ginevra! Dove stai andando?!"
Rachel Berry si girò, dando le spalle al suo armadietto.
"Chi staresti chiamando, Micheal?" mi chiese, con in volto un'espressione curiosa.
"Beh, Ginevra, quella nuova... Quella con i capelli rossi di prima!"
"Ginevra?" ripeté, un po' incredula. Non capivo la sua espressione.
"Sì, Ginevra." ripetei convinto. Rachel si sentiva male, per caso?
"Micheal, sei sicuro di stare bene? Se intendi la ragazza con cui hai duettato, ha detto di chiamarsi Arianne!"
Arianne?!
Rimasi perplesso per qualche secondo. Arianne? Era dunque giusto il mio primo pensiero? Era la principessa che frequentava le medie con me? Non avevo mai capito come mai una principessa fosse in una scuola pubblica, credevo che il suo titolo fosse solo una diceria.

"Jas, ma quella lì, Arianna, o come diamine si chiama, è davvero una principessa?"
"Certo Mich! Frequentate la stessa scuola da più di un anno, e non lo sapevi?"
"L'avevo sentito dire, ma pensavo fosse solo una leggenda. Non so, magari era così snob da guadagnarsi quel titolo."
"No no, lo è davvero. E non è snob, semplicemente nessuno si avvicina ad una con la puzza sotto il naso come lei."
"E allora perché ci stavi parlando ieri?"
"Cosa?! Mi hai visto?" esclamò preoccupato, facendo un passo indietro.
"Mi prendi per scemo, Jas? Eri rosso come un semaforo, ti si vedeva lontano miglia!"
"Oh mio dio."
"Andiamo, Jas, ammetti che ti piace!" lo canzonai.
"Beh, è carina... Ha dei capelli così belli, e cavolo, che occhi! Poi anche di corpo ci siamo!"
"Sei sempre il solito!"
Ridemmo entrambi.
"Comunque Jasper... Sinceramente, mi dispiace, ma l'altro giorno Joseph mi ha detto che è persa di me..."
"E tu credi a tutto ciò che ti dice Jo? Dai, Mich! Jo dice anche che esistono gli alieni!"
"Non è che gli credo, ti riferisco e basta... A me non cambia molto, se le piaccio o no. Non le ho neanche mai parlato!"
"Va bene, comunque sta tranquillo, sono sicuro di essere io quello che le interessa."
"Spero per te." gli dissi, rivolgendogli un sorriso sincero.



Alla fine erano usciti una volta, a sentire Jasper. E poi non si era saputo più niente. Era scappata da me, oppure era scappata da Amber? O da entrambi? Forse essere una principessa in una scuola pubblica non era così bello come sembrava. Forse era perciò che alle medie era sempre sola. Una versione più realistica della volpe e l'uva, e lei era l'uva. Forse aveva paura che facessimo trapelare qualcosa che lei voleva tenere segreto. E mi aveva mentito sul nome perché aveva capito che l'avevo riconosciuta, e non voleva.
Perché Arianne? Di me ti puoi fidare. Se non vuoi che dica in giro chi sei va bene, manterrò il segreto. Però parlami, ti prego. Ho bisogno di te.
La raggiunsi. Si era allontanata appena di qualche metro, sperando di nascondersi tra la folla studentesca. Ma i miei occhi, quando erano aperti, erano come quelli di un falco.
"Arianne..."
 
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AriRedrum_
view post Posted on 19/9/2012, 15:18




Maledizione, Amber!
Quella ragazza doveva sempre saltare fuori nei momenti meno opportuni?
Fuggi, ma Micheal mi raggiunse in un attimo.
"Arianne..."
Abbassai lo sguardo. Cavolo! Si ricordava chi ero, la mia vita era davvero giunta al termine.
Cosa potevo dire? Scappare nuovamente non aveva senso, e poi non avrei potuto. Ero nella sua più profonda balìa, completamente impotente. Oh, Micheal.
Alzai lo sguardo. Mi fissava stordito, ma allo stesso tempo imbarazzo. Lui, imbarazzato? Allora io sarei dovuta morire di vergogna!
"Ciao, Micheal." gli dissi. Ormai, potevo solo pregare che non si ricordasse di me come quella sfigata che gli andava dietro. Ma solo come quella che frequentava le medie con lui. Era possibile?
"Senti, scusa per la bugia... Non volevo che sapessi chi ero."
Beh, non stavo propriamente dicendo una seconda bugia. Non volevo che sapesse che ero quella persa di lui, ma mi avrebbe invece fatto piacere se avesse saputo che ero quella ragazza, carina magari, che frequentava le medie con lui. Quel tipo di ricordo sarebbe stato decisamente ottimo.
Micheal mi fissava senza parlare. Cosa potevo dire, io? Non mi ero mai trovata in una situazione del genere!
Beh... Nessun'altro, probabilmente.
"Senti, so che sei deluso eccetera, ma... Cioè, se l'invito è ancora valido, possiamo essere perlomeno amici! Che ne dici?"

Scusa il post corto, poca ispirazione D:
 
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MichealBaker
view post Posted on 21/9/2012, 10:17




"Ciao, Micheal." mi salutò con pentimento nella voce.
"Senti, scusa per la bugia... Non volevo che sapessi chi ero."
La sua frase confermava i miei sospetti: non doveva essere bello essere una principessa in una scuola pubblica. Però non avrebbe nemmeno dovuto mentirmi così spudoratamente! Anche se non fosse stato per Amber che, diamine, era sempre in mezzo alle scatole, sarebbe stata questione di giorni scoprire il suo imbroglio. Come poteva non averlo previsto? Sembrava una ragazza così sveglia ed intelligente, e poi se ci arrivavo io...
"Senti, so che sei deluso eccetera, ma... Cioè, se l'invito è ancora valido, possiamo essere perlomeno amici! Che ne dici?"
Amici? Oh, ma io non avevo mai voluto essere suo amico. Non risposi alla sua domanda. Uscire con lei sarebbe stata l'unica cosa che volevo fare, fino a qualche istante prima, ma ora... Quella che avevo davanti non era più soltanto Arianne, Ginevra, o come cavolo si chiamava. Era una persona che mi aveva mentito, e non riuscivo proprio a digerire la cosa.
"Arianne..." ripetei, con la stessa incertezza della prima volta. "Capisco che essere una principessa in una scuola pubblica non sia affatto conveniente... Però potevi dirmelo, avrei tenuto nascosto il tuo segreto! Non sai quanto mi dispiaccia che tu mi abbia detto una menzogna."
Mentre dicevo questa frase, mi sorse un altro dubbio. E se invece non fosse stato per quello che teneva segreta la sua identità? Se fosse stato perché non le interessavo, ma non voleva che diventassi un possibile molestatore, e aveva quindi mentito sulla sua identità? Ma allora perché avrebbe tirato nuovamente in ballo l'invito, dopo averlo scampato la prima volta? O se invece fossi stato io, a piacerle? Ciò avrebbe spiegato i suoi dolci rossori, l'imbarazzo, la sua pietrificazione in aula canto...
Ma capii subito, a malincuore, che non poteva trattarsi dell'ultima opzione. Le principesse non si innamorano dei paggi.
"Comunque, per quanto riguarda l'invito... Ci troviamo domani alle 5 al Lima Bean?" dissi, sforzando un po' il sorriso. Volevo davvero uscire con lei, volevo conoscerla, ma c'era una grande amarezza nel mio cuore.
 
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9 replies since 30/8/2012, 22:15   134 views
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